domenica 5 maggio 2013

Smettere di scrivere. Cosa vuol dire "smettere di scrivere"? Vuol dire osservare cercando di capire e molto spesso non capendo assolutamente nulla. Passando il tempo ad osservare, infatti, non ho capito granché, ma mi sono scivolate addosso varie sensazioni, come quelle della rabbia, del fastidio, dell'incomprensione, dei sensi di colpa, dell'inadeguatezza, della tristezza, della fatica, del malumore. Nonostante tutto questo andirivieni di stati d'animo, non mi sono mai permessa di giudicare, di colpevolizzare o di inveire contro quelle che potevano essere oggettivamente le cause di questi "malesseri", ma l'unica "cosa" con la quale mi sono scontrata, sono stata proprio io. Eh si, "Cosa", perché in fondo questo mi sento. Non so, davvero non lo so, come si possano sentire gli altri membri di questa grande famiglia che chiamiamo mondo, non lo so, ma io mi sento una "Cosa". Una "Cosa" costretta a fare altre "cose" che la accontentano, per poi ringraziare. Sì, perché io sto continuamente a ringraziare. Sì, davvero, lo faccio tutti i giorni. Ma non perché io abbia bisogno di una risposta, ma perché è giusto. Mi offri un servizio, io ti ringrazio. Non me lo offri, illudendomi di offrirmi il contrario di quello che in realtà stai offrendomi, ed io ti ringrazio lo stesso. Perché ci hai provato, perché sei bravo a far girare la giostra, perché forse giocare è la tua passione, lo hai sempre fatto fin da bambino. E' questo quello che ci insegnano subito, no? Giocare! Come potremmo dimenticare un'attività così importante che ci forma dal momento in cui sbocciamo? E' una cosa che facciamo per 10, 11, 12 anni! Perché mai improvvisamente qualcuno vorrebbe altro da noi, se non un gioco? 

Ma poi mi sfugge quel passaggio... sì, proprio quello... ma sì, quello dove poi improvvisamente escono fuori parole come "responsabilità", "maturità", "rispetto", "pietà", "compassione", "serietà", "puntualità" e forse più o meno altre mille termini. Cazzo, ma aspetta un attimo allora.... e i giochi? lo scherzo? la finzione? Ma no, forse è solo un altro gioco con altre regole ... la modalità sarà la stessa! 

Ma allora perché io non mi sento di partecipare a nessun gioco? 



venerdì 29 aprile 2011

Amicizia come un fiammifero
amicizia come un graffio
amicizia come vento.

Amicizia come fuoco freddo.
Amicizia come faro spento.

Amicizia come illusione
amicizia come finta passione
amicizia come scarsa considerazione.



Amicizia come musica fastidiosa
amicizia come musica lontana, sorda.


Amicizia come invidia.
Amicizia come aria, in stanza chiusa.


domenica 23 gennaio 2011

Ed è un continuo non ascoltare
un continuo non vedere.
Tutto si può dare
ma nulla si può riavere.
Nei miei occhi asciutti
l'indifferenza prende vita
tu la senti
tu la tocchi
ma ti scivola sulle dita.
La mia anima bagnata,
tradita e rimpiazzata,
si perde nei tuoi sogni
passando inosservata.

giovedì 2 dicembre 2010

La voglia di strapparti i vestiti di dosso,
La voglia di graffiarti,
Il tuo sudore, il mio.
Acqua con lo stesso sapore.

Assaggiarti, morderti, fissarti, dominarti.

Lingua che scorre lenta sul corpo, prima il mio poi il tuo.
Sapori diversi, ogni attimo.

Sentila, la musica.
Senti i nostri respiri che meraviglioso suono diffondono nell'aria.
Non andare, non andare.

Stringimi
ancora
ancora
ancora
e ancora.

Fammi tua, fammi parte della tua pelle
fammi parte del tuo sangue
fammi entrare in ogni tua fantasia
ogni tua perversione
ogni tua debolezza
ogni tua singola e malata sensazione.

Trasporta il nostro amore in un mare agitato
fallo scatenare
fallo infuriare
fallo confondere e crollare.

Poi fallo calmare,
per poi ricominciare.

lunedì 8 novembre 2010

Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio, nel quale mi veniva chiesto come mai avessi abbandonato questo blog, considerando che l'ultimo intervento risaliva a sei mesi fa, forse sette. La risposta (che chiaramente subito ho dato) mi sembrava abbastanza ovvia, ovvero: chi se ne frega del mio blog? preferisco scrivere sul mio diario, a casa.

Ovviamente da post-adolescente quale sono, non avevo considerato il fatto "cosa importa se nessuno legge ciò che scrivi, l'importante è scrivere."

Ad ogni modo, ringrazio il mio nuovo lettore per avermi dato questa piccola spintarella.

Scrivere di qualcosa senza sapere di cosa si vuole esattamente parlare è abbastanza complicato. Ma si potrebbe partire da una qualsiasi cosa, tipo la musica. Tipo il pane, il pc, l'ipod, il telefono, un letto, la storia, il tempo, la democrazia, il razzismo, l'omofobia, il bidè, mia sorella (esiste?), tuo fratello, i colori, il vento, un violino, i panda in via d'estinzione, il WWF, una mutandina.

Spesso, ultimamente molto spesso, mi chiedo se veramente tutte queste cose possano servire a qualcosa. Costruiamo castelli enormi, ci proteggiamo, ci salvaguardiamo continuamente. Pensiamo ad essere previdenti in qualsiasi cazzo di cosa, diventando pesanti. Pesanti. Aggiungiamo piani su piani. Su piani.

Cazzo, quant'è stancante.

Vorrei non avere la bocca. E' il mio nemico più grande, mi contraddice sempre. Spesso è incoerente con la mia mente, risultando ridicolo.
Forse anche per gli altri è così. Forse anche chi avrebbe voglia di cancellare il passato, cancellare le cose dette e fatte, vorrebbe non avere la bocca. Ma solo gli occhi. Sono quelli che comunicano più di qualunque cosa. Sono quelli, insieme al colore del viso. Insieme all'arcata delle sopracciglia. Insieme a tutte quelle piccole rughe e zampe di gallina che si formano quando ridiamo, piangiamo, soffriamo, ci incazziamo e ce ne sbattiamo.
Insieme al battito del cuore che galoppa quando amiamo.

La verità è che dovremmo imparare tutti a stare un pò più in silenzio e ascoltare. Ascoltare quello che ci hanno dato, ascoltare il mondo che ha accolto la nostra piccola e grande vita. I suoni, il niente e il tutto.



Andiamo a nanna.
Dolce notte a tutti, anche a te.

sabato 24 aprile 2010

Collapse

Cos'è il rispetto?

Cos'è la fiducia?

Cos'è l'onestà?


Cosa è l'amore..?


Noi, chi diavolo siamo?

Prendiamo decisioni, poi ci ricadiamo e poi ci ripensiamo. Il mondo gira, cammina, va avanti nel suo percorso. Non bada al tempo, lui. Non ne ha bisogno.. sa esattamente cosa deve fare. Sa esattamente cosa fare perchè una forza più grande di lui lo fa girare. Una forza più grande di lui ci fa stare con i piedi per terra, quando ci piacerebbe volare.. quando ci piacerebbe sognare. Ci fa razionalizzare ogni cosa, perchè forse è giusto così.
Ma esiste il giusto?
Ha senso dire è giusto o sbagliato?
Invece che dalla fontana, non potrei bere dalla pioggia? Non potremmo vivere come animali, perchè quello siamo, senza un tetto? Avere a che fare con il freddo, con il caldo. Cercare rimedi naturali se si sta male. Non rimanere bloccati nel traffico. Non aspettare il pullman per 40 minuti, solo per non farsi un km di strada a piedi, di sabato sera.

Alla gente piace soffrire. Alla gente piace farsi i problemi. Fare le vittime è talmente semplice che non si riesce a farne a meno. La cosa triste è che lo si fa inconsapevolmente.

Alla gente, però, piace anche essere sicuri di sè. Avere le idee chiare su tutto, di eccellere in tutto. Non ama sbagliare, non ama le critiche, non ama il fatto di essere inferiore a qualcuno.

Ma allora, mi chiedo, per forza bisogna avere una filosofia di vita, per campare?

E' così fastidiosa la personalità di un essere umano. Prima puoi apprezzarla, condividerla, imitarla. Entrarci dentro con tutta te stessa per capire veramente la verità di qualcuno. Poi improvvisamente puoi romperti il cazzo soltanto a sentirlo parlare. Può infastidirti il suo tono di voce (o i loro toni di voci). Può farti rivoltare lo stomaco una battuta, un sorriso, uno sguardo.

Ma perchè non c'è un libretto delle istruzioni per vivere in mezzo ai nostri simili? Se uno ha vent'anni e non può contare sull'esperienza di vita, perchè deve prenderlo a quel posto se non sa gestire le situazioni? Bisogna usare tecniche standard? Bisogna essere uguali al resto del mondo, come se tutti fossimo stati fatti con lo stampino?

Io non ne ho voglia. Io voglio fare un fatto e voglio che tutti si rendano conto che quel fatto, l'avrei potuto fare solo io. Nessun altro.
Non voglio essere uguale a nessuno, in niente. Mi piacerebbe avere un altro carattere, essere diversa. Ma non ho nessun mito, nessuno. Tranne quelli che sono usciti fuori dalle regole totalmente, quelli che hanno buttato la loro vita nel cesso ma hanno fatto qualcosa di grandioso, come mettere note una dopo l'altra o scrivere parole una dopo l'altra, dicendo la verità. Smerdando sempre quel mondo che gira e che non deve fare nient'altro che quello.

Hanno dato in pasto la loro vita alla normalità. Alla semplicità. Alla quotidianeità (o quotidianità? su google sono più ignoranti di me, non lo trovo).

Per questo li stimo.
Non sono mai crollati, mai. Hanno toccato il fondo ma non se ne sono accorti. Il loro genio li ha fatti risalire. Risalire lì... dove nessuno potrà mai raggiungerli, mai giudicarli.

Dove nessuno potrà mai imitarli.

venerdì 8 gennaio 2010

Spesso mi piacerebbe svegliarmi ed essere qualcun altra. Un altro corpo, un'altra mente, un'altra vita. Vorrei guardarmi allo specchio e sorridere, guardare gli altri e sorridere.
E' così strano desiderare qualcosa, quando si hanno già tante cose che tanti ti invidiano. Ma nessuno è mai contento di quello che ha, no?
Ho voglia di ascoltare musica. Sedermi e ascoltare tanta musica.

Ricordo la mattina del primo Gennaio, in metropolitana, dopo il veglione: c'erano tanti stranieri, tutti con delle buste in mano. Probabilmente venivano da strani veglioni, chi lo sa. Mi hanno fatto tristezza. Ho pensato "ma sul serio per vivere, per lavorare ecc devo andare in un altro paese? Ma questa è la mia città, la mia casa, la mia luce, i miei colori. Non voglio abbandonare niente di tutto questo". Ma, Martina, sai che non sarà così. Lascerai questo posto, come ne lascerai tanti altri.
Sì, perchè sei un'eterna insoddisfatta. Per farti piacere qualcosa ce ne vuole che ce ne vuole.

Ma perchè sto scrivendo qui sopra? Che senso ha? Nessuno, nessuno.


Talmente grande l'insoddisfazione che ho tagliato 3 volte i capelli negli ultimi 3 mesi e in più ho fatto anche un colore... terribile. Ho ancora voglia di tagliarmeli, ma non posso. Non piace a nessuno. Devo ascoltare gli altri o me stessa? Lo so, devo fare quello che sento. E io sento in continuazione questa voglia fastidiosissima di cambiare, di mettere, di togliere, di stravolgere.
Spero questo momento passi via in fretta.. è davvero massacrante.

Probabilmente qualche kilo in meno farebbe una grossa differenza.. nella vita di tutti i giorni, nello studio, nel lavoro, in amore, al supermercato, dal benzinaio, su una panchina seduto a cazzeggiare.


Mah.. meglio fare come dice mia madre: pienz' 'a salute.